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Nat Scammacca, Nicolò D'Alessandro
Opera di Nicolò D’Alessandro Realizzato a china

XI Congresso degli Scrittori

Intervento di Nat Scammacca

 

Oggi, in questa sede, si è discusso molto sulla provincia e in special modo sul provincialismo dei siciliani. Ora io vorrei esaminare in che consiste questo discusso nostro provincialismo

 

— dico nostro perché pur essendo un siculo americano ( l’avrete già capito dal mio accento),io mi sento siciliano e non mi vergogno di essere un provinciale.

 

Molti hanno affermato che i siciliani siamo provinciali perché non siamo informati di quanto succede fuori dalla nostra provincia o meglio nelle città centrali come Roma, Bologna, Milano, Firenze ecc.., ma

questo non è vero perché noi siamo informatissimi su quanto voi fate e scrivete poiché voi avete a vostra disposizione giornali di larga diffusione che giungono fino al Sud. Al contrario, siete voi poco informati di quanto succede nella provincia perché, anche se ogni tanto, vi giunge un nostro giornale, voi non lo guardate, perché non avete tempo da perdere dei problemi periferici, “facciamo in modo che non portino tra noi le loro beghe, abbiamo altre cose da pensare”. A questo punto: le cose si capovolgono, gli informati siamo noi, i mali informati siete voi. Così, quando gli scrittori lombardi parlano di decentramento delle cultura perché deve essere la base a esprimersi attraverso cooperative, dimenticano o non si sono tenuti informati che questo discorso è stato fatto in provincia alcuni anni fa. E’ stata la provincia per prima a parlare di cooperative e di decentramento di potere letterario e precisamente durante il X Congresso del Sindacato scrittori tenutosi a Roma. Naturalmente, quello che disse allora un rappresentante della provincia, fu dimenticato, e il merito di questo discorso va oggi a quelli del centro.

 

Oggi , intanto, il siciliano provinciale si presenta a voi nelle vesti poeta dell’antigruppo portandosi dietro tutta le sua produzione: vari ciclostilati, volantini, la rivista Impegno 70 e la grossa antologia Antigruppo 73, con un atteggiamento popolano rivoluzionario antiletterario. Noi ci spostiamo sempre con tutti i nostri scritti, quando scendiamo in piazza o entriamo nei cantieri per tenere recitals di poesie tra gli operai del cantiere navale, tra i contadini e i pescatori: noi non siamo intellettuali.

E sappiamo che i nostri libri e i nostri scritti non saranno mai distribuiti dato che non sono stampati né da Mondadori, né dalla Rizzoli ecc…

 

Affinché voi non restiate poco informati, vi abbiamo portato la nostra produzione. Noi sosteniamo il diritto di espressione, tutti devono potersi esprimere, anche i balbuzienti e i meno dotati perché siamo per una società aperta e libera e non per i gruppi e i gruppuscoli . Cultura, mio avviso, è partecipazione, e partecipazione non significa che l’uomo del Nord debba escludere quello del sud; né che l‘uomo del Sud debba sentirsi inferiore a quello del Nord. Il siciliano, deve essere conscio e orgoglioso della sua cultura. E se voi del Nord disprezzate la cultura del Sud perché essa si differenzia della vostra, fate la figura di classisti e di razzisti e isolate l’uomo del Sud. Ho sempre sostenuto che si tratta di angolazioni diverse di veder la stessa a cosa: voi buoni gallici latini romani avete intuito che per raggiungere una certa efficienza sono necessari la disciplina e l’ordine , es: ci si deve saper mettere in fila e aspettare democraticamente il proprio turno ( purtroppo per gli sprovveduti questo può diventare senso di sottomissione e desiderio di lasciarsi guidare da altri ). Avete mai visto un siciliano mettersi in fila? No. Il siciliano è individuo per natura.

 

 

 

 

 

 

Sento il dovere di ringraziare la redazione e il direttore del Trapani Nuova, Nino Montanti, per aver dato a ne e a tanti altri la possibilità di svolgere sulla terza pagina, sin dal 1968, una attività culturale di provincia come alternativa a quella dell’establishment, lasciandoci lavorare nella più assoluta libertà, condizione questa che crea un ambiente:

  • 1° di democrazia diretta, in quanto abbiamo potuto esprimere ogni aspirazione culturale negativa o positiva che fosse.
  • 2° di partecipazione aperta a ogni corrente ideologica (esclusa s’intende quella fascista)
  • 3° d’incoraggiamento nei riguardi del redattore della terza pagina che ha tentato di svolgere un’azione di decentramento culturale convogliando forze di base in contrapposizione a quelle prestabilite e centrali dell’ establishment letteraria;
  • 4°di serena apertura ad ogni polemica, specialmente se feroce anarcoide e libertaria, permettendo alla Terza Pagina di Trapani Nuova di diventare una delle pochissime pagine d’Italia che lottano contro ogni specialismo come la cultura avanguardistica quale del Gruppo 63( che si era fatto asservire dall’establishment svuotandosi così dei suoi buoni propositi), ospitando individui scrittori che esprimono una poetica veramente impegnata;
  • 5° di un’attività letteraria che può definirsi la più avanzata di tutto l’underground italiano perché collegata a recital in piazza, distribuzioni di ciclostili, di manifesti e volantini, a riviste underground, a momenti sindacali, a organizzazioni, e manifestazioni culturali varie.

 

Sulla Terza Pagina di Trapani Nuova i miti sono stati infranti violentemente perché è stato dato spazio ai giovani, agli ultimi, ai disprezzati, agli sprovveduti, ai falliti, permettendo completo sfogo al provincialismo libertario, ponendo l’individuo contro i gruppi chiusi, dando un dignitoso riconoscimento all’uomo semplice e puro, Individuo che si erge contro il capogruppo, i dirigenti nel senso più costruttivo possibile.

 

Che un giornale quale Trapani Nuova, sorto all’insegna della democrazia rappresentativa, abbia sostenuto la democrazia diretta ( poetica e filosofia dell’Antigruppo )— nel campo culturale mette in luce l’alto senso democratico del suo direttore e fondatore.

 

E‘ il caso dell’Antigruppo che, con tutto il suo pluralismo ideologico, rimane corrente letteraria di comunicazione di masse in quanto i suoi aderenti, scrittori poeti e pittori, mai hanno dimenticato che bisogna comunicare con i giovani, gli operai, i contadini, gli uomini Il della strada.

 

Chissà se un giorno da questo tipo di movimento culturale non possa scaturire una nuova filosofia politica che incorpori i lati positivi di Mazzini, di Marx, di Kroptokin, di me Nat Scammacca di te che leggi, di Martin Luther King , di Mao, che Guevara, di tutti gli uomini del mondo che hanno lottato

e che lottano per la felicità di ogni uomo schiacciato affinché sia individuo libero e cosciente che può esprimere artisticamente impegnato il suo io nel noi.

Quello spazio che ancora la divide dalle nazioni più progredite del Nord, ma servirebbe a far si che l’italiano si completi culturalmente col proprio io col rispetto dell’io nel noi.

Altro discorso che ho sentito con insistenza durante questo convegno è che l’arte deve farsi governare da regole scientifiche e a questo proposito leggo i miei 21 punti.

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