Il Premio Letterario Scammacca
Quale il senso di un premio letterario dedicato ad un arti-
sta anti normativo come Nat Scammacca? Vi è forse un aspet-
to inconsueto nell’idea di celebrare la figura di un irregolare
delle lettere, in polemica con ordini e sistemi dominanti, e di
prestare attenzione, con una lettura mirata su odierne forme
inventive, a temi e modalità in cui cogliere interessanti fili di
ricerca. Sembra quasi delinearsi una superficie inclinata che
vede in equilibrio oggetti e forme non perfettamente allineati,
anzi da correlare in uno spazio fluido.
Da un lato la volontà di tenere viva la memoria di un pro-
tagonista dell’Antigruppo, che, insieme ai compagni del nuovo
progetto artistico, -Terminelli, Cane, Certa, Apolloni, Dieci-
due, Zavattini- ha rimodulato un’idea di letteratura come pras-
si di opposizione politica e come sperimentazione culturale. E
ancora, l’intento di ripensare all’attività di un intellettuale che
ha praticato una scrittura dissonante, tesa ad erodere funzioni
decorative, per incrementare, con la chiarezza delle immagini,
riflessioni e contrasti. Dall’altro costruire un laboratorio in cui
osservare, attraverso i materiali esaminati, i processi di combi-
nazione espressiva, propri del nuovo millennio, tra materialità
e fattualità immaginativa.
In linea con la mobilità del percorso letterario di Nat Scam-
macca, connotato da instabili confini geoculturali, tra Sicilia e
America, -sikano-americano amava definirsi lo scrittore erici-
no-, tra avanguardie e memoria letteraria -fino a rimodulare,
nelle sua opera, spunti e temi mitopoietici-, il premio intende
dare risalto a testi, in versi e in prosa, capaci di superare con-
fini precostituiti, mescidare linguaggi e stili variegati, tessere
trame, con cui rendere identità e paesaggi rimodellati sui pro-
blemi e sui bisogni dei tempi nuovi. Scritture in cui scorgere
i segni rinnovati di una tensione stilistica pronta ad attivare
la figurazione di scenari aperti, ove i movimenti della storia e
della vita si intersecano in forme inedite.
In un mondo segnato dal ronzio mediatico, che aliena l’in-
dividuo da se stesso, il significato di un premio letterario può
ancora individuarsi nella possibilità di tener accesa l’attenzione
su forme testuali e su linguaggi che riescano ad inquietare il
nostro sguardo e il nostro pensiero. Scartata ogni illusione di
incidenza oggettiva o di integrità soggettiva, artisti, scrittori e
pensatori frequentano un sentiero liminale, tra marginalità e
necessità espressiva, consapevoli degli spostamenti incessanti
della scrittura tra riparo e rischio, parola e silenzio. Senza di-
menticare che il rapporto tra esattezza e perdita è il terreno
fertile da cui scaturisce un’incessante produzione di senso, su
cui fondare personali idiomi.
Il premio, inoltre, forte di una lontananza geografica, che
pure, tra fine Ottocento e Novecento, si è rivelata come pre-
ziosa linfa ideativa e cognitiva, non trascura di riannodare al
presente i fili della memoria culturale della Sicilia, e in partico-
lare della ricchezza e della vitalità di talune linee sperimentali,
dibattute e formalizzate nel corso degli anni Sessanta e Settanta
del secolo scorso.
Se poi ci chiedessimo su quali sentieri si muova il fare po-
etico contemporaneo, non potremmo che richiamarci ad un’i-
dea-immagine di sconfinamento e transito. La scrittura con-
tinua a vivere di prove e sfide ininterrotte, percorre sentieri
ove suoni e colori dell’esistente incrociano squarci onirici e
movenze fantastiche, accensioni di verità o ‘barlumi di senso’,
per comporre trame stilistiche, raggrumate o distese, capaci di
accendere emozioni e tensioni cognitive.
Flora Di Legami
presidente della Giuria del
Premio Internazionale Letterario e Artistico “Nat Scammacca”